Confini fra comunità

Confini fra comunità

 Sui confini fra comunità è interessante annotare diverse fonti storiche per comprendere quanto i “termini” siano sempre stati oggetto o motivo di liti e contenziosi ma anche atteggiamenti sociali e culturali curiosi come ad esempio hanno i contadini verso i termini che sono quelle pietre ritte in mezzo ai campi per indicare i confini del terreno. Questi termini sono come una cosa sacra: guai a colui che li muovesse! Dicono che quando uno ha mosso o portato via un confine, giunto poi al termine della vita, non può morire, e rimane in una lunga agonia, finché non gli si metta un sasso sotto la testa.
Per tutto il ‘500, i termini di confine erano elementi naturali come corsi d’acqua, spiaggette, colline, dossi, case o altri segni convenzionali già presenti nel territorio. Le distanze erano misurate con tiri di pietra, di archibugio o di balestra.

“Adi 19 maggio 1573. Il Magnifico signor Commissario di Castro caro per mantenere la memoria dei confini dello stato di lor Altezze Serenissime con li stati alieni commesse a messer Francesco Franchini da San Miniato suo Giudice che si trasferisse personalmente sù confini istessi, menando seco li quattro deputati della comunità di Castrocaro, e rivedesse tutto pigliandone nota, conforme alla disposizione della legge che parla di materia .... trasferiti personalmente al fiume della Samoggia, si trova un poggetto che guarda verso tramontana dove è posta una casa delli heredi di Vincenzo da Marano detto il Frate, il luogo della casa si chiama Marano ... Seguendo poi il fiume della Samoggia, quale sempre divide gli Stati, s’arriva a una casa di Bartolo di Cosimo dalla Samoggia posta sul fiume a un tiro di pietra, quale è sul contado di Castrocaro, deindi a un tiro di pietra si trova una via vecchia che sbocca nel fiume, e comincia a salire la spiaggia arrivando a una frana, quale via vecchia divide gli Stati ed è per confine. Dalla frana s’arriva alla strada nuova a un gomito di via che si trova e sale su alla Croce dei Frati che è confino. Qui si arresta che la strada nuova che hoggi corre è sul fiorentino perché per rovine dell’acqua non si può frequentare la strada vecchia dal detto gomito verso il fiume. In capo a questa strada che divide li confini è una maiestà, o vero cappella, chiamata dalli habitatori la Croce dè Frati, posta in la strada. Qui finisce il confine lungo la Samoggia quale segue il suo corso per il terreno di Brisighella, rimanendo a tramontana di là dal fiume dell’ecclesiastico e a mezzogiorno di Castrocaro. A canto alla cappella dè Frati è una casa di contadini di Matteo di Ridolfo Zolo, vicino alla via a poche braccia, rimanendo a mezzogiorno fiorentino a mano destra andando dalla Samoggia alla cappella, ovvero maiestà, e dall’altra banda di Bresighella mediante la via. Andando per la strada che divide gli stati per un tiro di balestra s’arriva alla fontana detta la fontana della Croce dè Frati quale tutta è sul fiorentino. Qui finisce la strada di terminare li Stati, acanto alla fontana comincia un rio chiamato il rio della Cosina verso tramontana che cala in una vallicella (...)”.
[ASCTdS. Atti dei Commissari s. 143, civile Pandolfini 1573-74, cc.352v-353r.]

Terra del Sole con Forlì per il confine alla casa fabricata di nuovo da Antonio Maria Valicelli, 1622 “... essendo stato inquisito Antonio Maria Vallicelli cinque anni sono in circa per aver devastato gli argini che servivano di confine tra l’uno e l’altro Stato et inoltre maliziosamente sotterrato un certo termine divisorio ...” [ASCTdS “Visita ai confini giurisdizionali” S1]

• pannello mostra 2

• Le strade della Romagna 


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