La Romagna-Toscana: una terra di frontiera senza confini naturali

La Romagna-Toscana: una terra di frontiera senza confini naturali

Fino al 1860 la Romagna era sotto il dominio politico di due diversi stati (Granducato di Toscana e Stato Pontificio) e fino al 1923 di due diverse provincie: Forlì e Firenze. Una parte dell’entroterra romagnolo (le alte valli dei fiumi Santerno, Senio, Lamone, Montone, Rabbi, Bidente e Savio) era separato (da un punto di vista politico ed amministrativo) dal resto del suo territorio naturale da un sottile linea di confine che preesisteva da quasi cinque secoli. Una linea di confine, contrassegnata da “termini” ("cippi confinari") di pietra di cui si è persa memoria.

La storia di quei confini è, da un punto di vista della ricerca, una storia pressochè inesporata. Pochi contributi storici ne hanno studiato la formazione, l’evoluzione e le vicende sociali e politiche.
E’ quindi una storia ancora oggi incompiuta in quanto la documentazione è frammentaria e i riferimenti topografici formati spesso da piccoli corsi d’acqua, fossati, da antiche mulattiere e da viottoli rurali, da casali o da alberature, in quanto elementi naturali, si sono nel tempo alterati o sono stati volutamente manomessi dalle genti dei luoghi per ragioni diverse.
Questa ricerca non ha la pretesa di essere esauriente, vuole essere l’inizio di uno studio più accurato di quelli che nei secoli scorsi sono stati “i termini di confine” nei territori dell’antica provincia della Romagna toscana o fiorentina.
In questo percorso documentario si cercherà, limitandosi a poche aree geografiche, di offrire una prima lettura di questa storica “frontiera”.
Il confine tra la Romagna pontificia e quella granducale, si era delineato a partire dall’ultimo quarto del secolo XIV ed aveva raggiunto un assetto stabile dopo il crollo della potenza viscontea, seguito alla morte di Giangaleazzo ed alla sconfitta di Filippo Maria.

• pannello mostra 1



La “conquista” fiorentina


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